15 January, 2012

Paul Ariès - In Attesa dello Sciopero del Consumo

Paul Ariès, nato nel 1959, è laureato in Scienze politiche e docente all'Università Lumière di Lione. Ha già pubblicato molte opere di rilievo riguardanti il tema dell'alimentazione e della modernizzazione delle relazioni sociali. Colla-bora inoltre a numerose riviste: "Monde Diplomatique", "Universalia", "Golias", ed altre ed è presidente della sezione francese del Centro-Europa-Terzo-Mondo (CETIM), organizzazione non governativa riconosciuta dall'ONU. Qui un suo pensiero a proposito dello sciopero generale del consumo come strumento per rimettere in ordine la società.


La società di consumo è triste, ingiusta e impossibile: non solo perché il 20 per cento degli uomini posseggono l'86 per cento delle risorse planetarie ma perché questo "inferno climatizzato" non è generalizzabile visto che supera la capacità stessa di rigenerazione degli ecosistemi. Dobbiamo quindi terminare questo dominio degli uni sugli altri e di tutti sul pianeta per vivere semplicemente come umani.

Si tratta di una scelta responsabile ed è l'unica capace di ridare un senso a valori come la libertà. Dobbiamo opporre alla logica economica bulimica l'obiettivo di vivere con "meno beni materiali ma più legami". La costruzione di un progetto politico basato sulla "gratuità dell'uso e il rincaro del cattivo uso" permetterebbe di risolvere le questioni ambientali e sociali attraverso il ritorno al politico.

Solo la prospettiva di uno "sciopero generale del consumo" può ridare potenza ai cittadini di fronte a questa infima minoranza di potenti famiglie che si ingrassano con il nostro mal vivere e con la distruzione di ogni cosa.
Questo sciopero sarebbe concepito come un vero e proprio movimento. Non un proseguimento dell'approccio di semplicità volontaria, né un movimento di boicottaggio mirato ma un modo di rifiutarsi come consumatore.

Il Sistema non ha per il momento ancora inventato le strutture materiali che possono incatenare il consumatore alla società di consumo. È il falso godimento del consumo che impedisce di smettere di consumare e non un obbligo materiale.

 Nel caso dello sciopero dal lavoro, il tempo gioca contro chi sciopera. Ma gioca a favore di chi si astiene dal consumo. Il potere perso dai lavoratori che si rifiutano di esserlo può quindi ritrovarsi nei consumatori che si rifiutano di rimanere tali.

Lo sciopero generale del consumo sarebbe incontestabilmente l'apoteosi di una strategia conseguente di disobbedienza civile. Innanzitutto perché trasgredendo l'imperativo assoluto di consumare, attaccherebbe il sistema in ciò che ha di più vitale e sacro.


Un altro punto forte di uno sciopero generale del consumo è che non separa la meta dal cammino, poiché uscire dalla sfera del consumo è contemporaneamente l'inizio e la fine di questa rivoluzione. Solo questa prospettiva di sciopero generale del consumo può dare ai cittadini il massimo di forza collettiva. Il capitalismo ha ancora bisogno della nostra compromissione quotidiana per realizzare i suoi profitti.

Non illudiamoci: il sistema non resterà senza reagire. Farà il suo ricatto sull'occupazione, minaccerà la cassa integrazione, i licenziamenti, la prospettiva della miseria. Ma lo sciopero generale del consumo, come qualunque movimento sarà fondamentalmente la creazione di un rapporto di forza: sarà, probabilmente, in un primo tempo sconfitto. Tornerà di nuovo la febbre del consumismo. Ma la strada sarà aperta ed un nuovo sciopero del consumo succederà a quelli precedenti via via sempre più generalizzato e massiccio.

Ogni sciopero generale costituisce un'operazione di catarsi collettiva perché svela i meccanismi intimi del sistema. Sarà difficile riprendere il corso normale delle cose, sarà difficile tornare ad essere semplici "forzati del consumo" dopo aver sperimentato un'altra vita più umana e gratificante.


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